Archeoparco di Andriace

storia, archeologia sperimentale e natura mediterranea

L’idea progettuale

Il mondo è nelle mani di coloro che hanno il coraggio di sognare e
di correre il rischio di vivere i propri sogni. (Paulo Coelh)
 
 

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Sin dal 2007, nell’ambito delle attività associative dell’Archeoclub d’Italia “Siritide”, in base alle idee guide stabilite e condivise in ambito europeo dal Programma Cultura 2000 con il Progetto liveARCH, venne ideato un primo progetto denominato “Archeoparco. Villaggio Preistorico del Parco Territoriale di Andriace”. L’idea aveva alla base alcune caratteristiche peculiari dell’ archaeological open air museum, con la presenza di costruzioni a grandezza naturale  di strutture a cielo aperto e arredi, scientificamente documentate sulla base di fonti archeologiche e storiche.

Nel 2008 con la stipula del Protocollo d’Intesa con il Comune di Montalbano Jonico e la concessione trentennale di circa 9 ettari del demanio comunale denominato Bosco di Andriace, ebbero inizio i lavori di costruzione delle strutture portanti delle capanne del villaggio preistorico.

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Dal 2010, nonostante la scarsità dei fondi necessari, venne rimodulato e ampliato l’originario progetto denominandolo “Archeoparco di Andriace”.

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L’ambizioso nuovo progetto venne strutturato in base agli obiettivi della

  • interazione con il pubblico attraverso presentazioni di processi di archeologia sperimentale, dimostrazione di tecnologie antiche e rievocazioni storiche secondo i metodi del re-enactment,
  • estensione della rappresentazione di un arco cronologico compreso fra la preistoria e la fine del medioevo, epoche per le quali si utilizzano normalmente i metodi della ricerca archeologica,
  • offerta di una risposta adeguata e soddisfacente alla crescente domanda da parte del pubblico e delle scuole, di turismo archeologico sempre più orientato verso forme di edu-tainment, in cui alla pratica attiva del learning by doing, si associa la partecipazione emotiva del visitatore.

Nel 2013, la seppur incompleta realizzazione del Progetto, dovuta alla cronica mancanza di finanziamenti nelle attività di volontariato nel settore dei beni culturali, ha comunque  portato alla creazione di un ambito culturale unico in Basilicata e nel Mezzogiorno d’Italia, con l’apertura del più grande impianto di archeologia sperimentale open air d’Italia.

Questo primo obiettivo è stato raggiunto grazie esclusivamente alla perseveranza di decine di volontari che, a fasi alterne, si sono prodigati con immani sacrifici fisici e finanziari, in ogni tempo, superando qualsivoglia difficoltà.

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